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ROMANIA

Non avevo previsto un viaggio quest'estate,
poi ho incontrato Antonella che andava in Romania e mi è venuto il desiderio di partire,
anche se non ero molto attirata da questa nazione.
Siamo partite in viaggio organizzato sabato 24 agosto
insieme ad altre 46 persone fra cui una nostra amica e il marito.
L'incontro in aeroporto era alle 11 e la partenza per le 13 e qualcosa,
solo che l'aereo è partito con due ore di ritardo.
Come se non bastasse, l'aereo Ryanair era piccolo e scomodo.
Io che sono "alta" appena un metro e cinquanta, urtavo con le ginocchia il sedile davanti.
Immagino chi era alto........
Siamo arrivati tardissimo all'Albergo e, ovviamente, la cena a buffet era ormai fredda.
Il caldo era infernale come da noi, circa 35 gradi.
Dopo la cena e la sistemazione nelle camere,
l'accompagnatrice, Emanuela, ragazza eccezionale, esperta e speciale
ci ha portato un po' in giro.
Sarà la stanchezza, sarà quello che volete ma la mia prima impressione
di Bucarest non è stata per niente positiva.
Ci hanno fatto attraversare una stradina tortuosa
con bar dall'una e dall'altra parte, strapieni di persone che bevevano e fumavano narghilè.
La movida che si ripete ogni sera.
Non ci ho fatto molto caso: troppa confusione e troppa stanchezza.
Poi ho saputo che si trattava del famosissimo Passaggio Macca Villacrosse,
stile bohemien che da realmente l'impressione di trovarsi a Parigi
proprio perchè i locali che si snodano per queste strade, hanno l'aspetto tipico dei bistrot parigini.

Questo passaggio venne realizzato alla fine del 1800 ed è formato da due strade
che terminano nell'androne di una grande edificio.
A rendere tutto più magico il tetto in vetro colorato.

Abbiamo visto qualche altro palazzo e poi siamo tornati presto in albergo
anche perché l'indomani si partiva alle 8.
Partire alle 8 significava sveglia alle 6 e 30, cioè le 5 e 30 ora italiana,
 perché in Romania l'orario è un'ora avanti.
L'albergo, il Capitol, molto bello e antico, aveva però le camere molto piccole e un bagno microscopico.

L'indomani, domenica 25 agosto è iniziato il viaggio vero e proprio
e tutto all'improvviso è cambiato.
Ho cominciato ad apprezzare questa bellissima nazione che non avevo mai pensato di visitare
e Julian, la guida rumena, molto competente e preparata ci ha parlato un po' di tutto
in modo semplice ma accurato e nello stesso tempo divertente,

QUALCHE NOTIZIA

La Romania è una nazione di 238 391 km con meno di 20 milioni di abitanti e
un tasso di natalità basso, vicino allo 0.
Per questo il governo sta cercando di incentivare le nascite
con leggi speciali che tutelano le madri,
come quella ad esempio per cui, per due anni, le madri accudiscono il figlio
percependo il 75% dello stipendio.
L'80% dei Rumeni vive in casa propria e i soldi vengono chiesti alle banche
per la casa o per comprare l'automobile.
I genitori vivono con l'ultimo figlio maschio.
Non esiste la prima classe delle elementari perché viene chiamata classe 0
e vi si accede dopo 3 anni di scuola materna.
La disoccupazione è molto bassa, in alcune città è pari a 0,
ma sappiamo bene che ci sono molti emigranti.
Le industrie cercano operai e spesso si rivolgono a lavoratori asiatici che
vengono in Romania già forniti di contratto.
Mancano soprattutto medici ed insegnanti perché le retribuzioni sono basse,
ma il governo sta aumentando gli stipendi per incrementare queste categorie
ed evitare che se ne vadano all'estero in cerca di lavoro
La moneta ufficiale è il leu e io...non ci ho capito niente.
Basta dire che 50 lei corrispondono a circa 10 euro.
Impossibile per me fare i conti e la maggior parte dei negozi non accetta l'euro.
MOLTA PULIZIA OVUNQUE
Il nome Romania ricorda che questa terra faceva parte dell''Impero romano.
Molti vocaboli infatti sono molto simili ai nostri e il verbo essere si coniuga al latino.
Se cercate iscrizioni in altre lingue, anche sui monumenti principali, difficilmente ne troverete.
Impossibile parlare della storia rumena perché troppo complicata.
Possiamo dire che i primi passi verso la democrazia
sono cominciati con la caduta del regime di Ciausescu.
La religione è molto complessa anche se la maggior parte dei romeni
appartiene alla Chiesa ortodossa romena.
Il Cattolicesimo di rito latino è praticato soprattutto dagli ungheresi
che vivono in gran parte in Transilvania e nella Moldavia romena,
mentre il Cattolicesimo di rito bizantino è praticato
 dai romeni di Transilvania, fedeli alla Chiesa greco-cattolica rumena.
Il protestantesimo (in particolare il Calvinismo, il Luteranesimo, l'Avventismo e l'Unitarianismo),
è principalmente praticato dalle popolazioni di origine tedesca e ungherese della Transilvania,
mentre in Dobrugia, la regione che si trova sulla costa del Mar Nero,
vi è una piccola minoranza islamica, resto della colonizzazione ottomana.
La comunità ebraica, che fu una delle più consistenti d'Europa,
subì le persecuzioni della seconda guerra mondiale per mano dei nazisti,
e poi a causa della politica di Ion Antonescu.
Dei sopravvissuti, la stragrande maggioranza è emigrata in Israele,
in parte già durante la guerra, dove gli ebrei di origine romena costituiscono ora
una delle presenze più importanti.

25 agosto 2019

L'indomani mattina, 25 agosto, siamo quindi partiti verso la Transilvania per Braşov
Durante il viaggio abbiamo visitato il Castello di Bran che si trova
a circa 180 chilometri da Bucarest presso il villaggio di Bran
Si tratta di un'antica fortezza che sorge sull'antico confine tra la Transilvania e la Valacchia.

La fortezza, chiusa all’interno di una stretta gola tra alte pareti di roccia,
ha in sé qualcosa di tragico ed affascinante allo stresso tempo,
contribuendo ad alimentare il mito che la circonda.
Proprio il Castello di Bran, infatti, sarebbe servito da ispirazione, all'irlandese
Bram Stoker per il suo romanzo, Dracula, del 1897:
qui, secondo la leggenda, visse il Conte Dracula, personaggio di fantasia
probabilmente ispirato alla controversa figura storica di Vlad III, sovrano della Valacchia.


Qualche notizia su Vlad III è d'obbligo.


Vlad III fu il principe di Valacchia tra il 1448 e il 1477, ed è noto con numerosi nomi ed appellativi,
dei quali il più famoso e il più breve è Dracula.
Nato a Sighisoara, fu il secondogenito di Vlad II Dracul, della Casa dei Drăculești,
da cui prende origine il patronimico Dracula.
Vlad ottenne il soprannome “Drago” per essersi unito alla confraternita nota come Ordine del Drago
che l'imperatore Sigismondo aveva rimesso in auge per contrastare l'eresia hussita;
da qui la famiglia prese il nominativo di Dracul,
che in romeno significa drago o diavolo, ma anche male.
In seguito Vlad abbandonò l'alleanza con Sigismondo e passò dalla parte degli ottomani,
guidati dal Sultano Murat II a cui doveva ogni anno un ingente tributo
di cui facevano parte anche 500 bambini.
Come segno di fedeltà (e per evitare di essere imprigionato o ucciso),
Vlad affidò in ostaggio, al sultano, i figli Vlad III e Radu (terzogenito),
disinteressandosi completamente della loro sorte.
I due ragazzi, crebbero così alla corte del sultano, apprendendo
abitudini e regole della diplomazia ottomana.
Parteciparono a grandiosi banchetti e conobbero, giovanissimi,
 la lussuria degli Harem maschili e femminili.
Assistettero con morboso interesse al martirio dei nemici di Murat, imparando nuove tecniche di tortura.
In quegli anni a Radu fu assegnato l’appellativo di Bello e di lui s'invaghì lo stesso sultano,
che lo volle nel proprio Harem maschile.
Quando in Transilvania nel 1447 il padre Vlad II e il fratello maggiore Mircea caddero in un’imboscata,
(il padre morì durante la battaglia, mentre il fratello venne accecato con ferri roventi e sepolto vivo),
il sultano decise di mandare Vlad III in Valacchia, pensando di farne il suo burattino
In una leggenda del folklore rumeno invece si racconta che Vlad III,
venuto a conoscenza della morte del padre, fuggì
grazie all’aiuto del figlio del Sultano: Maometto II,
che lo fece travestire da ancella e scappare a cavallo.
Galoppando per tutta la notte Vlad attraversò le sterminate lande boscose della Transilvania.
ma giunto nella reggia paterna di Tirgoviste, la trovò occupata da un usurpatore.
Stanco e consapevole di non poter combattere da solo. si rifugiò in Moldavia alla corte dello zio Bogdan.
Solo nel 1454, dopo aver partecipato alle crociate nei Balcani e alle guerriglie contro i turchi,
Vlad rientrò in possesso dei domini paterni e iniziò ad organizzare la vendetta.
Da quel momento, ormai chiamato semplicemente Dracul (demonio),
compì ogni genere di massacri, mettendo in pratica le torture e sevizie apprese alla corte turca.
Dopo aver allestito una vera e propria foresta di pali acuminati, organizzò un fastoso banchetto
a cui invitò tutti quelli che avevano partecipato all'assassinio di suo padre.
Quindi fece chiudere tutte le porte e iniziò la sua vendetta.
Pare che amasse contemplare dall’alto della propria fortezza il martirio dei nemici.
A seconda del proprio umore o dell’importanza della vittima, i supplizi venivano inflitti in modi diversi.
L’estremità del palo poteva essere appuntita per trafiggere il condannato all'altezza dell'addome
e issarlo in alto in attesa della morte che poteva essere immediata o sopraggiungere dopo ore di agonia.
A volte veniva utilizzata un’asta con la punta arrotondata e cosparsa di grasso,
che veniva inserita nel retto della vittima e issata, in modo che il peso stesso del condannato
facesse penetrare l'asta all'interno del corpo.
La morte poteva sopraggiungere dopo diversi giorni di lenta agonia.
Per impalare i ricchi, faceva ricoprire l'asta d'argento e usava pali più lunghi,
in modo che potessero “godere” dello spettacolo dall’alto.

Vlad odiava in modo particolare i mercanti, accusati di spocchia e di affossare l’economia
della Valacchia per i propri tornaconti e a loro riservava aste da impalamento
con tacche incise nel legno, in modo da rallentare lo scivolamento del corpo
e aumentare così l'agonia dei malcapitati.
Studiò metodi personalizzati per impalare donne incinte,
bambini, ladri, vecchi, guerrieri, ambasciatori e traditori.
Mentre la sua fama di assassino spietato dilagava in tutta Europa, fu Dracula stesso
a scrivere in un diario il numero delle sue vittime e i supplizi a loro inflitti.
Tante sono le storie dell'epoca, che narrano le efferatezze perseguite dal Principe Vlad.
Si racconta ad esempio che durante un banchetto allestito davanti a una foresta
di migliaia di nemici impalati, Dracula ricevette la visita di un cronista del Vaticano.
che si lamentò per il puzzo dei corpi in decomposizione.
Vlad III lo fece impalare con l’accuratezza di utilizzare un’asta più alta di tutti,
cosicché non fosse disturbato dall'odore dei corpi.
Una delle tante leggende che hanno fomentato il suo mito di vampiro, racconta della mania di Dracula
di impalare giovani vergini, da cui veniva spillato il sangue
Pare che il principe amasse degustare il prezioso liquido durante le notti di luna piena
e che amasse offrirne ai suoi ospiti inconsapevoli.
Non mancano neanche i riferimenti a riti di cannibalismo.
Questi atteggiamenti sanguinari e sadici fomentarono la diffusione di storie e leggende
del folklore locale e ancor prima di essere ricordato come un grande condottiero,
le gesta inumane di Dracula furono per molto tempo il suo eco più forte.

Il Castello di Bran

è  uno dei più antichi della Romania e ad oggi è il sito turistico più visitato,
oltre che una delle proprietà più care del mondo.
Le basi del castello furono posate da cavalieri teutonici nel 1225, quando venne costruita
una fortezza di legno per proteggere l’area dalle invasioni dei Mongoli,
Poi nel 1377 i Sassoni, saliti al trono di Braşov, chiesero al re Ludovico di Ungheria
il permesso di edificare, a loro spese e con il lavoro dei loro uomini, una nuova roccaforte.
Il castello fu una fortezza per diversi secoli e qui nacque anche il mito di Dracula,
grazie al romanzo di Bram Stoker, anche se pare che Vlad Ţepeş non vi abbia mai abitato.
La leggenda di Dracula, tuttavia, lo ha reso l’edificio più famoso in tutto il mondo
e il più visitato della Romania e rende un milione di euro all’anno.
Il 1° dicembre 1920 il castello fu donato alla regina Maria di Romania
che lo fece restaurare e sistemare sotto la guida dell'architetto reale
Karel Liman e trasformare in residenza reale estiva.

Sposata al futuro re Ferdinando di Romania, allora principe ereditario,
Maria fu chiamata al trono accanto al marito nel 1914, poco prima dei tragici momenti
dell'entrata della Romania nella grande guerra mondiale
Finita la guerra Maria rappresentò la Romania alla firma del Trattato di Versailles,
che ratificò le condizioni per la sua nazione.
L'arrivo a Parigi della cosiddetta Regina Soldatessa fu un evento internazionale
e spinse molti stati europei a non dimenticare il tributo che la Romania
proporzionalmente più di ogni altro stato, aveva concesso alla Grande Guerra.
La Romania, grazie anche alla presenza della regina Maria, ottenne di recuperare i territori persi
durante il conflitto (la Transilvania, la Bessarabia e la Bucovina settentrionale),
espandendosi ulteriormente del 60%.
Dopo la morte del marito Maria continuò a vivere in Romania e scrisse
un interessante memoriale intitolato Storia della mia vita.
Morì al Castello di Peleș il 18 luglio del 1938, vittima di un tumore.
Alla sua morte il Castello venne ereditato dalla figlia prediletta Ileana di Romania,
arciduchessa d'Austria che ne entrò in possesso nel 1938.

A seguito dell'abdicazione di re Michele I di Romania, Ileana e la sua famiglia
vennero esiliati dal nuovo regime comunista e si stabilirono inizialmente in Svizzera,
poi in Argentina e nel 1950 negli Stati Uniti d'America.
Dopo la caduta del regime comunista, il castello fu restituito alla famiglia ma completamente vuoto.
Gran parte del mobilio esposto è stato acquistato da antiquari italiani
ma risale allo stesso periodo dei pezzi originali.

Oggi appartiene agli eredi di Ilenia.
L‘architettura del castello ha subito vari rimaneggiamenti nel corso dei secoli,
ma il suo carattere neogotico, le scale strette e tortuose, le torri e i passaggi sotterranei,
gli conferiscono un’atmosfera assolutamente affascinante.

Il castello è formato da tre piani e, attraverso una stretta scala segreta,
si arriva direttamente al terzo piano.

Attualmente si possono visitare ventitre camere.


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All'arrivo a Braşov siamo subito andati all'Hotel Aro, un hotel moderno bellissimo,

con camere grandi e un comodo bagno.

Abbiamo poi visitato il Museo della prima scuola rumena che si trova nelle vicinanze della Chiesa di San Nicola.
La sua prima apparizione nei documenti risale al 1495 e le prime lezioni in lingua rumena si sono svolte nel 1583.

Qui un prete ortodosso molto simpatico ci ha raccontato un po' di cose.
Ci ha raccontato che ci sono pochissimi libri antichi che parlano della Romania
perché i nazisti hanno costretto i rumeni a bruciare tutti i libri
e questi roghi sono durati anni.
Per fortuna alcuni preti, rischiando la loro vita, sono riusciti a murare
in stanze segrete nella torre campanaria, parte del patrimonio storico.
Alcuni libri sono stati trovati casualmente alla fine degli anni novanta,
ma si pensa ce ne siano ancora molti nascosti.
Molto divertente la lezione sulla storia e la geografia della Romania,
tenuta da questo simpaticissimo pope con i presenti seduti su vecchi banchi di scuola risalenti al 700;
emozionante la parte riguardante la spiegazione di alcune opere letterarie restaurate
e messe in mostra nelle bacheche del piano superiore.
Sebbene stanco per la lunghissima messa, è stato molto divertente e ci ha spesso "minacciati"
con il famoso san nicolao, cioè il bastone che i maestri usavano un tempo per bacchettare gli alunni.
Ha anche cantato il precedente e l'attuale inno rumeno che secondo lui è peggio di un canto funebre.
Per lui e non solo, l'inno nazionale più bello è quello precedente che è stato cambiato
con l'attuale per cancellare tutto quello che ricorda Ciausescu.
Ecco perché ai mondiali di calcio la Romania perde, secondo lui, perchè i giocatori si addormentano.

Ci ha detto poi che molti libri sono fatti in pelle d'asino ma ormai gli asini si trovano solo.....in parlamento.
E lì sonora risata....chissà perché.
Uscendo, in una strada, abbiamo visto una lunga fila e ci è stato detto che era la fila per una gelateria italiana.
BUONGUSTAI

Abbiamo visitato la porta antica di Brasov che divide la città vecchia e medievale dai quartieri rumeni del 1800

La sua costruzione risale al 1500. in stile rinascimentale e somiglia sorprendentemente a un castello Disney.
Bellissime anche le sue quattro torrette poste agli angoli superiori della porta.
E' la porta antica meglio conservata di tutta la Romania e si trova di fronte ad un parco verde e bellissimo.
Nel parco alcune statue come questo bellissimo orso

Abbiamo poi visitato la Chiesa Nera, così chiamata
perché annerita da un incendio del 1689.

Era una Chiesa cattolica poi trasformata in chiesa
di rito evangelico e rappresenta il più grande esempio di architettura gotica in Romania.
Ha assunto il nome di Chiesa nera dopo l'incendio del 1689.
La chiesa può accogliere circa 5000 persone, praticamente l'intera popolazione della città
al momento della sua costruzione.
Ospita la campana più grande della Romania del peso di 6 tonnellate
ed il più grande organo della Romania, oltre ad una prestigiosa collezione di tappeti turchi del XVI secolo.
La chiesa è ricca di affreschi che gli evangelisti hanno ricoperto, tranne uno
che, dopo l'incendio, è rimasto intatto tranne che per il manto della Madonna che è diventato nero.

26 agosto 2019

L'indomani abbiamo fatto un giro per le strade, abbiamo visto la Sinagoga

e siamo andati a Sighișoara.
Abbiamo lasciato il pullman, fatto una piccola salita,

e attraverso questa porta

Siamo entrati in un'altra dimensione

Fondata dai Sassoni della Transilvania nel XII secolo, Sighişoara
è ancora oggi una delle più belle e meglio conservate città medioevali d' Europa
ed è considerata Patrimonio dell'Umanità dall' UNESCO.
Conserva ancora 9 torri, strade lastricate, case borghesi e chiesette che possono rivaleggiare
con le atmosfere della Vecchia Praga o di Vienna.
E' inoltre la città natale di Vlad Dracula, l'impalatore.

ed è in casa sua che abbiamo mangiato.

Ci ha accolto con l'armatura.

Ci ha mostrato i suoi ritratti

Ci ha accompagnato in sala da pranzo

e offerto il pranzo

Visceri umani in crosta di pane?
No!!!! Delusione!!!!!!
Una semplice zuppa di fagioli e carne di maiale.

Niente sangue, neanche nel vino!!!!!!!

Nel pomeriggio siamo partiti per Sibiu e siamo passati in una zona dove c'era un villaggio di zingari.
 Julian ci ha raccontato che in Romania è vietata la parola zingari che vengono chiamati Rrom.
Qui non chiedono l'elemosina ma vivono seguendo le loro tradizioni.
Quello che abbiamo visto era un villaggio di ramai.

Questi zingari vivono vendendo i loro prodotti di rame.
Ci sono poi zingari che fanno la raccolta differenziata nelle discariche,
zingari suonatori e zingari che fanno una vita normalissima.
Il nostro autista Mariano era uno zingaro.
Persona molto riservata ma abilissimo guidatore.
Non ci ha mai fatto sentire in pericolo.
Durante il percorso Julian ci ha detto che in quella zona c'è
il Villaggio di Viscri dove il tempo si è fermato.
Indovinate a chi appartiene questo villaggio:
al principe Carlo d'Inghilterra che si considera discendente di Vlad III.
Negli ultimi anni, ha comprato proprietà in piccoli villaggi della Transilvania,
modeste case rurali, alcune di loro costruite oltre 200 anni fa.
Le ha ristrutturate conservando intatta la struttura originale,
utilizzando solo materiali compatibili con l’epoca e niente cemento.
Una di queste proprietà si trova in un villaggio sassone chiamato Viscri,
a meno di un’ora da Sighisoara (la città natale del principe Vlad III).
Il posto, insieme ad altri insediamenti sassoni, è stato inserito nel 1999 nel patrimonio Unesco.
Il principe ritorna ogni anno e gli abitanti sono abituati a vederlo passeggiare per le viuzze del villaggio.
Di lui dicono che ama le lunghe camminate nella secolare foresta di querce
che è una persona semplice, umile e socievole, innamorata di tutto quello che riguarda la cultura e le tradizioni.
Adora i gruppi folcloristici della zona e non perde occasione
per lasciarsi coinvolgere in dei balli popolari, insieme ai contadini.

Peccato la visita di questo villaggio non facesse parte del nostro percorso.

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 Sibiu è una delle città più belle ed interessanti della Romania,
Si trova in Transilvania e venne fondata dai Sassoni nel 1190.
Ad oggi la città conserva splendide architetture storiche e primati
che le hanno permesso di diventare Capitale Europea della Cultura nel 2007.
La città è divisa in città alta e città bassa e il centro storico
è caratterizzato da stradine ripide e strette su cui si affacciano
splendidi edifici del XVII secolo con i loro tetti a timpano e torri di difesa.
Caratteristiche sono le soffitte dove riponevano il cibo, simili a grandi occhi che ti scrutano.

In questa cittadina di 147 mila abitanti circa, sorsero: il più antico ospedale (1292),
il primo istituto scolastico (1380)la più antica farmacia (1494),
la prima cartiera (1534), il primo libro stampato e il primo teatro (1788).
Quando siamo arrivati ha cominciato a piovere.
Non una pioggia forte ma sicuramente fastidiosa.
Le due parti della città sono collegate dal Ponte delle Bugie il primo in ferro battuto della Romania.

All'origine il ponte era fatto di legno e solo 200 anni dopo fu ricostruito in ghisa.
E' considerato un luogo romantico
dove s’incontrano gli innamorati per giurarsi amore eterno e attaccare i lucchetti d'amore.
Al Ponte delle Bugie si legano molte leggende affascinanti.
La più famosa leggenda dice che il ponte avrebbe delle orecchie ed un potere inspiegabile
in modo che ad ogni menzogna inizia a scricchiolare, mentre alle bugie grosse crolla.
Proprio per questo, molta gente del posto evita di dire cose non vere su questo ponte.
Inoltre, un'altra leggenda dice da questo ponte erano gettati i mercanti bugiardi
dagli acquirenti imbrogliati, ma anche le streghe le cui previsioni non si avveravano.
Per di più, sul Ponte delle Bugie ​​usavano passeggiare gli innamorati per giurarsi amore eterno
e le ragazze dicevano che erano vergini, ma se, dopo la prima notte di nozze, si scopriva
che la ragazza aveva mentito, allora era trascinata sul ponte e buttata dalla ringhiera.

27 agosto

Partiti da Brasov siamo partiti per il Castello di Peles
Lungo il tragitto  siamo passati da Sinaia denominata "La Perla dei Carpazi".
La città prende il nome dal Monastero di Sinaia che fu fatto edificare
da un nobile rumeno che, dopo aver compiuto un viaggio in Egitto, alla fine del XVII secolo,
volle dare a questo luogo il nome di Sinaia in ricordo del suo viaggio.

In questo luogo spettacolare, su un'altura nei Carpazi,
lungo un preesistente percorso medievale che collega la Transilvania alla Valacchia,
re Carlo I di Romania, il sovrano che regnò più a lungo in Romania,
costruì la sua dimora estiva, il Castello di Peleș,

che è forse uno dei castelli più suggestivi che esistano, un vero castello delle fiabe.
Nonostante la sua storia sia recente esso riesce a conquistare
per la bellezza dei suoi decori sia dell'esterno che dell'interno.
Questo castello può considerarsi unico in Europa ed è difficile non restare a bocca aperta
osservando i soffitti e le pareti intagliati in legno pregiato,
i suoi ampi saloni da ricevimento in stile fiorentino, francese e moresco.
Come ho detto è un castello molto recente, Carlo lo fece edificare nel 1875
secondo lo stile neo-rinascimentale tedesco all’esterno e con stanze interne decorate
con i più svariati stili architettonici dell’epoca e anche se l'inaugurazione
avvenne nel 1883, la costruzione durò per quasi 40 anni e si concluse
solo nel 1914 qualche mese prima della morte del re.
La sua struttura fu appositamente studiata per fornire l’edificio di servizi mai visti prima nei castelli europei,
il Castello di Peles fu infatti il primo ad avere un impianto di riscaldamento centralizzato,
un impianto di corrente elettrica, un aspirapolvere ancora funzionante e l’ascensore.
Il costo dei lavori del castello tra il 1875 e il 1914 è stato stimato in 16 milioni di Lei rumeni in oro
(circa 120 milioni di dollari di oggi) e lavorarono alla sua costruzione tra i tre e quattrocento uomini.
Elisabetta di Wied, consorte del re Carlo I di Romania, durante la fase di costruzione,
scrisse nel suo diario:
«Gli italiani erano muratori, i romeni costruivano terrazze, gli zingari erano coolie.
Gli albanesi e greci lavoravano la pietra, i tedeschi e gli ungheresi lavoravano il legno.
I turchi costruivano mattoni. Gli ingegneri erano polacchi, mentre gli scalpellini erano cecoslovacchi.
I francesi erano disegnatori, gli inglesi erano alle misure.
Si potevano osservare centinaia di costumi nazionali e parlavano, litigavano e cantavano
in quattordici lingue in tutti i dialetti e desinenze, un mix gioioso di uomini, cavalli, carri, buoi e bufali domestici.»
Nel corso della sua storia, questo castello ha ospitato alcuni personaggi importanti: reali, politici e artisti.
Una delle visite più memorabili fu quella dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria
il 2 ottobre 1896, che in seguito scrisse in una lettera:
«Il Castello Reale è circondato da un paesaggio fantastico, con giardini disposti a terrazze,
il tutto circondato da fitte foreste.
Il castello in sé è impressionante per le ricchezze accumulate:
quadri e mobili nuovi e antichi, armi, ogni sorta di curiosità, il tutto disposto secondo un gusto raffinato.
Abbiamo fatto una lunga escursione in montagna, un pic-nic sull'erba ascoltando musica gitana.
Durante la nostra gita abbiamo fatto molte fotografie, e l'atmosfera era sempre estremamente piacevole.»
Tutte le camere sono estremamente e lussuosamente arredate e decorate nei minimi dettagli.
Vi sono 60 stanze, delle quali solo 10 visibili.
Tutte le stanze del castello di Peles sono impreziosite da bellissimi lampadari
in vetro di Murano, affreschi e ricami in seta.
L’ingresso è decorato con sculture in legno di noce e bassorilievi, mentre il soffitto è di vetro e amovibile.

Vi sono 30 bagni e a differenza di altre famiglie reali, i monarchi condividevano la stessa camera da letto.
Elisabetta di Wied incontrò per la prima volta il Principe Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen a Berlino nel 1861;
lo rivide ormai  Principe Carol di Romania, quando questi si recò in Germania alla ricerca di una consorte adatta.
I due si sposarono il 15 novembre 1869 a Neuwied.
La loro unico figlia, Maria, morì nel 1874 all'età di tre anni di scarlattina
durante un'epidemia che stava devastando la capitale in quei giorni.

Fu subito trasportata al castello di Peleș ma nonostante le cure, morì dopo pochi giorni
e fu sepolta nel monastero di Cotroceni.
Su richiesta della madre, sulla pietra tombale di Maria fu inciso un passo del Vangelo di Luca (8,52):
"Non piangere; lei non è morta, ma dorme".
Dopo la morte della figlia Elisabetta non si riprese più.
Fu incoronata Regina di Romania nel 1881 dopo che la Romania fu proclamata un regno.

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Dopo aver visitato questo meraviglioso castello, siamo ritornati a Bucarest
e abbiamo pranzato al ristorante Noblesse nel quartiere residenziale
Passando col pullman abbiamo visto il Monumento ai Martiri della Rivoluzione
Un orribile monumento che i Rumeni chiamano......."la patata infilzata".

Nel pomeriggio siamo andati a visitare il Muzeul Naţional al Satului "Dimitrie Gusti"
dove sono state ricostruite le case tipiche delle varie zone della Romania
con giardini ben curati e arredamento originale.

Affacciato sulla riva del Lago Herastrau l’insieme di case e chiesette
separate tra di loro da un sentiero nel verde è un sito emozionante e soprattutto autentico.
Tutte le costruzioni, provenienti da ognuna delle quattro province storiche della Romania,
sono state smontate e ricostruite in questo incredibile museo all'aperto.
Con i loro tetti di paglia, finestre colorate, chiese di legno, oggetti d’uso quotidiano e simboli religiosi
ci si immerge nell’atmosfera più genuina e rurale della Romania.

Questo "villaggio" è opera di un professore
della facoltà di Sociologia dell’università di Bucarest, Dimitrie Gusti.

Egli ebbe l’idea di creare questo splendido museo a cielo aperto in cui  cristallizzare
uno spaccato della storia di tutta la popolazione della Romania
e dopo quasi dieci anni di ricerche in tutto il territorio rumeno,
fece ricostruire fedelmente molte strutture tipiche delle varie regioni.
Superato il cancello di ingresso ci si ritrova immersi nell'atmosfera di un villaggio del passato
diviso nelle storiche province della Transilvania, Banat, Muntenia, Oltenia, Dobruja e Moldavia.
Le case non sono state ricostruite fedelmente, ma sono case originali dei vari luoghi,
che sono state letteralmente smontate, trasportate fino a Bucarest
e ricostruite all’interno del perimetro del museo.
Il tutto con il massimo rispetto delle tecniche di costruzioni dell’epoca di riferimento
e della decorazione degli interni.

Ci sono oltre 80 costruzioni e più di 50.000 oggetti di uso comune.

Siccome non mi ero ancora persa, finalmente ci sono riuscita.
Dovevo andare in bagno da sola mentre Antonella aspettava la guida davanti alla biglietterie.
Pochissime indicazioni.
Comunque ci sono arrivata. Ero contentissima di aver fatto tutto da sola,
ma non avevo calcolato che dovevo tornare indietro.
Per farla breve mi sono persa nel labirinto di viuzze.
Non c'era nessuno a cui domandare. Nessuna indicazione per l'uscita.
Avrei potuto telefonare ma non ho voluto farlo.
Ho continuato a girare finché non ho incontrata una coppia.
Il ragazzo parlava italiano e mi ha indicato l'uscita,
ma  ero ancora lontana e ho dovuto chiedere anche ad una delle signore
che fanno le pulizie nelle casette.
Con queste indicazioni sono riuscita a raggiungere la biglietteria
SENZA TELEFONARE!!!!!
Ritornando siamo passati attraverso un grande viale, che avrebbe dovuto chiamarsi
“Victoria socialismului” (Vittoria del socialismo),
costellato per tutta la sua lunghezza da una quarantina di fontane
(rappresentanti ipoteticamente tutte le province della Romania).
A piazza Unirii, che si trova al centro del boulevard, c'è una fontana più grande,

Poi siamo ansati in albergo e, dopo un breve riposino,
con Julian , abbiamo  cenato in un Ristorante antico, Caru cu bere.
uno dei più famosi ristoranti di Bucarest, situato in via Stavropoleos.
Inaugurato nel 1879, il suo nome significa carrello di birra, ed è uno dei pochi edifici neo-gotici a Bucarest.

L'opera fu realizzata da un architetto polacco.
La sala principale, con un soffitto altissimo, è sostenuta da pilastri e ha una galleria a metà altezza.
L'arredamento è ricco di dipinti, oggetti in legno e vetrate.
Intorno al 1900, era il punto di incontro della giunta letteraria, e un grande centro culturale per la città.
Per bello era molto bello, innegabilmente

ma il rumore era assordante.

Anche il cibo era buono anche se io ho mangiato poco.
Mi hanno portato infatti uno stinco tanto grosso da sembrare un pollo intero.
Solo che a me lo stinco non piace e non sono abituata a mangiare così pesante di sera.



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