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KHOI - OTTENTOTTI
i "Veri Uomini"



I khoekhoen o khoikhoi (letteralmente "veri uomini"), o semplicemente khoi,
sono un gruppo etnico dell'Africa sudoccidentale.
Insieme ai san (o "boscimani") formano il gruppo khoisan, caratterizzato
da elementi linguistici e culturali comuni.
I khoikhoi sono anche noti come ottentotti, termine che deriva dall'olandese "balbuziente".
Il termine si riferisce a un peculiare insieme di suoni delle lingue khoisan,
caratterizzate da consonanti clic, simili a schiocchi,
e trascritte con segni come "|"o "/".
Attualmente, il termine "ottentotto"rimane nell'uso
soprattutto nella denominazione di piante e animali,
come il fico degli ottentotti (Carpobrotus edulis).



A differenza dei san, i khoikhoi sono un popolo dedito alla pastorizia.
Il nome "vere persone&"deve essere probabilmente letto
come "uomini che possiedono animali domestici",
in opposizione ai San (anche questo un nome coniato dai khoikhoi),
i "diversi da noi"nel senso di "coloro che non possiedono animali".
Sono una popolazione dell’Africa meridionale stanziata
in una vasta regione a nord del fiume Orange.
Oggi sono assai ridotti di numero (gli individui puri sono circa 20.000
mentre i meticci circa 60.000).
Un tempo vivevano organizzati in grosse tribù ciascuna con propria autonomia
fra il Cunene e il Capo di Buona Speranza, giungendo fino alle regioni ad est del Vaal,



Decimati spietatamente prima dai bantu e poi dai coloni bianchi,



persero il loro modo di vita diventando pastori nomadi e meticciandosi con elementi negroidi,
europoidi e con minoranze indiane immigrate.
Costituiscono uno dei gruppi razziali più interessanti dal punto di vista antropologico;
pur rassomigliando ai Boscimani, si differenziano per la statura più alta (1.62 cm.),
per la più accentuata stereopigia (grossi glutei),
per la spiccata longininfia delle donne.
La longininfia (detta anche grembiule ottentotto), è caratterizzata
dallo sviluppo esagerato delle piccole labbra dei genitali femminili.
Le ragazze Kgatla, una volta raggiunta la pubertà,
cercano di allungarle in tutti i modi
anche ricorrendo alla magia: uccidono un pipistrello,
ne tagliano le ali e le bruciano.
Poi mescolano le ceneri con del grasso, si praticano delle incisioni
intorno alle labbra vaginali e le spalmano con l’unguento
sperando che diventino così “grandi come le ali del pipistrello”.
Forzate migrazioni, persecuzioni da parte degli Europei,
lotte intestine e carestie ne hanno grandemente diminuito il numero
e quasi distrutto la cultura, anche per effetto di incroci etnici.
Gli Ottentotti, erano distinguibili in 4 gruppi:
Nama, Koraqua, Griqua e Ottentotti del Capo,
suddivisi in numerose tribù autonome fra loro.
Decimati dai Bantu e dai coloni europei, restano pochi discendenti
dei gruppi Nama e Koraqua, oltre ai meticci
che oggi hanno preso il nome collettivo di Griqua.
I superstiti vivono oggi in Namibia; gli altri tre raggruppamenti maggiori
(O. del Capo, O. orientali, Korana) sono praticamente estinti.



La loro cultura era molto elevata rispetto a quella dei Boscimani;
praticavano infatti la metallurgia, l’allevamento di grosso e piccolo bestiame,
il bue, la capra e la pecora a coda grassa, la tessitura e lavorano molto bene la ceramica.
Le armi principali erano:la lancia, l’arco (semplice, di dimensioni modeste)
con le frecce avvelenate, il kirrj, un piccolo bastone da getto,
e il rakum, un bastone parabotte.
Le punte per la lancia o le frecce erano d'osso o di ferro:
ma questo metallo, come il rame dei molti braccialetti usati dalle donne,
doveva essere ottenuto dalle tribù negre,
e lavorato poi alla meglio sul posto.



La metallurgia, come del resto l'arte del vasaio, pure conosciuta, ma poco attiva,
convenivano poco alla vita seminomade delle tribù ottentotte,
e non appartengono certo al loro primitivo patrimonio culturale.
Questo ha piena espressione invece nella lavorazione delle pelli, le quali,
a parte i pochi recipienti di terra, di legno o di zucca,
fornivano tutte le suppellettili: borse, astucci, sacchi da turcasso,
sandali, fasce per le gambe, berretti a punta per le donne
e i due pezzi essenziali del vestiario,
il doppio grembiule o la fascia per i fianchi e il kaross,
l'ampio mantello di pelle di pecora o di gatto selvatico o d'antilope,
che nella stagione fresca, indossato col pelo all'interno, copriva tutta la persona.
L'ornamento del corpo era piuttosto modesto: cerchi di pelliccia al collo
e alle gambe, dischi tagliati nel guscio delle uova di struzzo
e cuciti sulla pelle del perizoma, braccialetti di rame o di ferro
(ora anche d'ottone), collane di semi, ecc.
Frequente la pittura del viso e di uso comunissimo, anche tra gli uomini,
la polvere aromatica di buchu, conservata in astucci
formati dal guscio di piccole tartarughe.



L’abitazione era costituita da capanne emisferiche smontabili.
ornata da un'intelaiatura di archi paralleli disposti
in due serie e coperta da stuoie intrecciate.
Le capanne ottentotte erano disposte a cerchio intorno al kraal del bestiame:
mezzo secolo fa gl'insediamenti erano invece già di forma irregolare
e ora,per la maggior parte dei gruppi, le stesse capanne emisferiche
vengono sostituite da abitazioni improvvisate con le casse di legno
o di latta abbandonate dai Bianchi.



La popolazione era divisa in clan patrilineari ed esogamici,
non totemici;il matrimonio era poliginico;
l’iniziazione dei giovani dei due sessi aveva carattere individuale.
Non si praticava la circoncisione, ma sembra che fossero in uso
due forme meno consuete di mutilazione:
il monorchismo e l’amputazione di falangi del mignolo.
Il latte era il nutrimento essenziale e più apprezzato,
e la dieta era completata dalla carne del bestiame morto
(raramente macellato), dalla cacciagione e dalla raccolta
di tutto ciò che fosse commestibile, dai frutti e tuberi
forniti in larga quantità dalle steppe e dai frutti di vari arbusti,
sino alle larve di varî coleotteri, le ninfe delle termiti e le locuste.
L'organizzazione sociale era una volta assai forte:
i piccoli gruppi, per lo più poco numerosi,
riconoscevano l'autorità di un "capitano", la cui dignità era ereditaria
e l'autorità,in generale poco oppressiva, indiscussa.
La famiglia era patriarcale, ma la donna godeva di una certa considerazione
e libertà: era padrona assoluta nella capanna,
della quale poteva interdire l'accesso anche al marito,
e le era riconosciuta una parte importante nell'economia domestica.
Era la donna che montava e disfaceva la capanna, e,
contro l'uso vigente fra i Negri, le spettava anche il lavoro della mungitura.
La morale sessuale viene descritta come assai buona: oggi è il contrario,
benché il cristianesimo abbia dovunque sostituito l'antico animismo
e il culto degli eroi nazionali (Tsui-xoab "l'antenato" mitico con tratti divini).
Gli O. superstiti sono cristiani ma conservano reminiscenze
dell’antica loro religione.
Le notizie raccolte sulle loro credenze religiose sono poco sicure
e, ormai, incontrollabili:
pare che ne facesse parte anche la venerazione di un insetto,
quale si incontra nei Boscimani.
Per la sepoltura s'usava l'inumazione rannicchiata in fosse a nicchia.
Degli Ottentotti è stata rilevata l'indole bonaria e socievole:
amano tuttora assai la musica
(arco musicale o gora, tamburo, piffero) e la danza.



Purtroppo hanno adottato oggetti e costumi europei,
e non solo quelli che si sono più facilmente diffusi dovunque,
come il tabacco e gli alcoolici, ma anche le vesti e le armi europee
e lo stesso modo di vita dei coloni boeri.
Parte delle antiche tradizioni è conservata da pochi gruppi rimasti puri;
gli altri invece esercitano l’allevamento soprattutto per conto dei coloni bianchi
ed hanno acquisito molte usanze bantu ed europee.
Gli Ottentotti, erano distinguibili in 4 gruppi:
Nama, Koraqua, Griqua e Ottentotti del Capo,
suddivisi in numerose tribù autonome fra loro.
Decimati dai Bantu e dai coloni europei, restano pochi discendenti
dei gruppi Nama e Koraqua, oltre ai meticci che oggi hanno preso
il nome collettivo di Griqua.
Dal 1904 al 1907 i namaqua, assieme agli herero, insorsero in armi contro i tedeschi
che avevano colonizzato la Namibia, e 10000 nama, il 50% della popolazione,
perirono nella repressione.



Curiosità:
Saartje Baartman, una donna Khoi-Khoi,tra il 1810 e il 1815
venne esposta in giro per l'Europa
come fenomeno da baraccone a causa
degli sviluppatissimi glutei caratteristici della sua etnia.
Giunta in Europa nel 1810, la Baartman venne portata
prima a Londra e poi a Parigi, dove finì i suoi giorni
cinque anni dopo tra alcolismo e prostituzione.
I suoi resti -gli organi estratti dal chirurgo personale di Napoleone Bonaparte
e conservati nella formaldeide e un calco di gesso del suo cadavere-
sono custoditi al ''Musee de l'Homme'' di Parigi
e vengono ora reclamati dal Kate Cloete,
segretario della Conferenza nazionale dei Griqua del Sudafrica,
i discendenti dei Khoi-Khoi.
La ''Baartman'', immortalata nell'operetta ''La Venere Ottentotta'',
venne portata in Europa da un medico navale olandese
con pochi scrupoli secondo il quale gli ottentotti
avrebbero rappresentato l'''anello mancante'' tra gli esseri umani bianchi e le scimmie.
La vita e le disavventure della giovane Saartjie Baartman,
meglio nota come la 'Venere ottentotta' a causa delle sue particolari caratteristiche fisiche
sono state ricostruite nel film "VENERE NERA" di Abdellatif Kechiche
prodotto in Francia nel 2010.



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